BIOGRAFIA
Giulia Iacolutti (Cattolica, 1985) è un’artista visiva che lavora principalmente su progetti di arte relazionale per indagare temi di natura sociale e politica. Oltre alla fotografia, utilizza differenti linguaggi (video, ricamo, calcografia, performance).
Le sue opere sono state pubblicate ed esposte in ambito internazionale (PAC Milano, Triennale Milano, MUAC Città del Messico, Kunst Merano), e si trovano in collezioni sia pubbliche che private tra cui: Mufoco (Museo di Fotografia Contemporanea di Milano); CRAF (Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo-PN); Archivio Fotografico Lucchese; Collezione Donata Pizzi; Artphilein Library (Lugano); Folio Centro de la Imagen (Città del Messico) e Museo di San Telmo (Spagna).
Tra i più recenti premi e riconoscimenti la nomina al Foam Paul Huf Award (2018); il Premio del CRAF Friuli Venezia Giulia Fotografia (2019); Il Premio Marco Bastianelli (2020); il Premio Paolo Cardazzo (2021) e il bando Italia Inclusiva indetto dal Ministero degli Esteri (2022).
OPERA ESPOSTA
Il primo appuntamento, 2023 (*)
video, 41′ 16”
Mai come in questo momento storico, in cui il tatto è stato a lungo proibito o temuto, il proprio corpo viene percepito come l’originario luogo dell’abitare, accentuando la distanza prossemica che caratterizza le relazioni sociali. Se l’amore ideale è diventato allora un amore a un metro di distanza, è la condivisione di un sentimento di vulnerabilità a unire le persone. Cosa succede quando questa prossimità non accade durante un incontro, fortuito o ricercato, afferente alla sfera individuale, ma viene orchestrata attraverso un apparato performativo? È possibile esercitare l’empatia e al contempo avvicinare i ragazzi e le ragazze ai linguaggi artistici contemporanei attraverso la sperimentazione attiva, aprendo dei varchi sulla percezione di cosa possa essere definito arte? E ancora, come documentare un accadimento così effimero e impercettibile come un cambiamento emotivo? Cosa accade alla performance nel momento in cui diviene documentazione? Il percorso didattico si inserisce nel progetto pluriennale di Giulia Iacolutti intitolato “Stages of love”, uno studio visivo sugli ormoni dell’amore che regolano la sfera emotiva, come la dopamina, l’adrenalina e l’ossitocina.
* L’artista ha guidato la classe nell’esecuzione di 8 esercizi, lo svolgimento dei quali, secondo le teorie dello psicologo Robert Epstein, può portare all’innamoramento. Dopo una disamina sulle diverse possibilità di documentazione della performance nell’arte contemporanea, le studentesse e gli studenti sono stati guidati nella conduzione di riprese video tramite smartphone, affiancati dalla camera fissa dell’artista. La classe si è confrontata collettivamente sul tipo di montaggio da effettuare per restituire in modo autentico l’esperienza, condividendo le decisioni sul formato, i tempi e i ritmi dell’opera video. I gesti, gli sguardi e gli spazi tra i corpi diventano protagonisti, come lo sono a un primo appuntamento. Il laboratorio è a cura di Rachele D’Osualdo (Associazione ETRARTE)