BIOGRAFIA
Danilo Correale (1982) è un artista e ricercatore che vive e lavora a New York City. Nelle sue opere analizza, attraverso le lenti del tempo e del corpo, diversi aspetti della vita quotidiana, come il rapporto fra lavoro e ozio e tra sonno e veglia.
Il suo lavoro è stato presentato in numerose esposizioni, tra cui: Le Future Derrier Nous, Villa Arson, Nizza (2022), Utopia, Distopia, MADRE, Napoli (2021); Real Italy, MAXXI, Roma (2020); Hyperemployment, Aksioma, Lubiana (2019); 5th Ural Biennial, Yekaterinburg, Russia (2019); Broken Nature, Triennale Milano (2019); Istanbul Design Biennial, Istanbul (2018); Riga Biennal (2018); Work It Feel It!, Vienna Biennale (2017); 16a Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni (2017); Kiev Biennial (2015); Per-formare una collezione, MADRE, Napoli (2014); Sotto la strada, la spiaggia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2012); Manifesta 8 a Murcia/Cartagena, Spagna (2010).
Le sue monografiche includono: DWYL, Tiziana de Caro, Napoli (2022); They Will Say I Killed Them, MAC, Belfast (2019); At Work’s End, Art in General, New York (2017); Tales of Exhaustion, La Loge, Bruxelles (2016); The Missing Hour, Raucci/Santamaria, Napoli (2015). Nel 2017 è stato vincitore del New York Prize for Italian Young Art, di Art In General New Commissions, di Italian Council, e borsista di ricerca presso la Columbia University.
OPERA ESPOSTA
Cleanrooms, 2021.
Installazione: 5 audiocassette loop, 5 walkman, tavolo circolare, sedute, dimensioni variabili.
L’opera è una selezione di mappature audio di un archivio sonoro indicizzato dall’artista durante la pandemia di Covid-19. Tutti gli spazi protagonisti di questo archivio condividono la natura corporativa della loro struttura produttiva e l’essere stati rapidamente abbandonati nei primi mesi del 2020.
Negli ultimi decenni il processo di smaterializzazione delle forme di produzione e di finanziarizzazione dell’economia ha trasformato intere porzioni di grandi città in involucri di cemento adibiti ad ospitare lavori corporativi dove diverse e ridondanti forme di estrazione garantiscono il sostentamento del mercato prima che dell’economia e dell’individuo. Lo svuotamento dei quartieri finanziari che abbiamo osservato negli ultimi due anni di pandemia ha evidenziato, come spiega l’artista, «non solo la già problematica relazione tra nuovi sviluppi edilizi per la finanza e la fragilità delle manovre immobiliari, nel nome delle quali questi vengono costruiti, ma anche la crescente obsolescenza dell’office space come modello produttivo». Il lavoro di Correale consiste nel dar forma a un ritratto sonoro di questi spazi in diverse città, attraverso l’aiuto di collaboratori. Utilizzando due microfoni diversi – uno tradizionale ad alta risoluzione e uno in grado di captare i campi elettromagnetici inaudibili (ad esempio quelli delle reti Wi-Fi, le fonti luminose e le onnipresenti frequenze radio) – sono state effettuate registrazioni da 90 minuti successivamente trasferite su audiocassette.
La scelta di utilizzare il nastro magnetico, cioè un supporto che si consuma col suo trascinamento e col tempo, costituisce un simbolo materiale dell’erosione dello spazio lavorativo, nonché delle continue metamorfosi del capitalismo. Cleanrooms è inoltre una riflessione sulla trasformazione della città e dei nostri modi di abitarla. Infatti, anche se rimasti vuoti, questi quartieri finanziari continuano a impattare sulla vita quotidiana e ci interrogano non solo sul loro incerto divenire, ma soprattutto sulla nuova frammentazione dello spazio del lavoro che ha ora invaso completamente lo spazio domestico, acuendo precarietà e disuguaglianze sia di classe sia di genere.